Crespino sul Lamone / Km 59
Frazione di Marradi - posta a 535 metri di altitudine - dove i centisti potranno usufruire del ristoro allestito dall'organizzazione. Storicamente è la chiesa del XII secolo, già abbazia vallombrosana, a fare da padrona. Scrive infatti il Repetti nel suo Dizionario geografico-storico della Toscana (1841): "Abazia di Crespino o Crispino in Romagna (Santa Maria) sulla ripida schiena dell'Appennino che separa il Mugello dalla valle del Lamone, nel cui fiume influisce il torrente Crespino da cui ebbe nome, nell'antica via del giogo che separa il territorio di Firenze dall'Emilia [...] cinque miglia a libeccio [sud-ovest] di Marradi, Diocesi di Faenza, Compartimento di Firenze, da cui è circa 22 miglia a greco [nord-est]. Risiede un miglio sopra la pittoresca cascata di Valbura in mezzo alle dirute rocche di Casaglia, di Lozzole e di Corgnole, segnalate nella storia per la lunga tirannia dei Pagani di Susinana, dei Conti Guidi, degli Ubaldini, e di altri regoli di quell'Appennino. Le memorie dell'Abazia di Crespino non sono più antiche del secolo XI inoltrato. A detta epoca non sembra che ancora vi si professasse l'Istituto di Vallombrosa, mentre questo vi fu introdotto dopo la deliberazione che i suoi monaci unitamente a quelli della Badia di Santa Reparata di Marradi dalla quale il monastero di Crespino in origine dipendeva, presero nel dì 21 novembre 1112. [...] Dopo la Bolla d'Innocenzo X del 1652 anche la Badia di Crespino subì la sorte dei monasteri abitati da troppo scarso numero di religiosi. Fu secolarizzato e reso inamovibile al cadere del secolo XVIII, lasciandovisi un sacerdote monaco per la cura delle anime". Una visita è d'obbligo però anche al monumento ai caduti civili della seconda guerra mondiale, che più che un monumento (come indicato dal cartello) è un mausoleo a due piani, subito dopo il sottopassaggio, sulla destra della Faentina, che onora le quarantaquattro vittime del 17 luglio del 1944, e che fa il paio con la lapide dedicata ai caduti della prima guerra mondiale apposta sulla chiesa, che così li commemora: "Perché la memoria dei suoi gloriosi caduti dei reduci vittoriosi nella guerra italo austriaca 1915-18 a onore ed esempio si tramandi ai posteri il popolo di Crespino volle incisi su questo marmo i loro nomi". Per tutti i centisti che volessero poi in seguito tornare "sui propri passi", a camminare in questa zona magari alla luce del sole, ricordiamo infine che da Crespino parte anche il sentiero n. 131 del Cai di Faenza, della lunghezza approssimativa di tre ore di cammino, per Archetta e Frassinello. Infine a Crespino ha un particolare valore storico, e sentimentale, la sorgente del Lamone che sgorga dalla Fontana delle Fabbre, situata lungo il viale di tigli che porta alla stazione ferroviaria. L'acqua, come riporta Sandro Bassi nel suo articolo apparso su "Settesere" del 4 agosto 2007 "stilla da un bel manufatto in pietra datato 1906. A rigore, non si tratta di una vera sorgente in senso geologico, ma della derivazione pił alta del famoso acquedotto degli Allocchi, alimentato - questo si - da una copiosa falda in mezzo alle arenarie del Poggio omonimo, falda intercettata dallo scavo, nel 1890, della galleria ferroviaria che sottopassa l'Appennino. Fu proprio un faentino, l'ingegnere-architetto Antonio Zannoni, a suggerire la costruzione di una conduttura che seguisse la ferrovia e portasse l'acqua fino a Faenza, all'epoca dissetata in modo precario dai pozzi domestici (in quasi tutti i cortili ce n'era uno che pescava nella prima falda, molto superficiale e molto a rischio di contaminazioni) e da acquedotti vecchi (quello della Fontana Monumentale, seicentesco) o comunque insufficienti (quello del Fontanone, gią utilizzato per il Foro Boario e alimentato da una cisterna-conserva tuttora esistente). Bene, per i faentini, una scampagnata a prendere l'acqua a Crespino ha anche un valore affettivo-evocativo".