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Gorizia Maratona, Gorizia

1999 - Delle tre maratone che il calendario dell'Italia anarchica proponeva a metà novembre, siamo andati alla più giovane e piccola quella di Gorizia, la cui seconda edizione del 14 novembre ha costituito l'unica quarantadue friulana del 1999, dopo la soppressione di quella di Aurisina ed in attesa di quella di Trieste nel 2000. Una competizione prettamente locale, che assegnava i titoli di campione regionale per le varie categorie di amatori e veterani, ed è stata frequentata in massima parte da atleti del Friuli Venezia Giulia (particolarmente numerosi i triestini) e della confinante Slovenia (che, come noto, ingloba molti territori ex italiani). Non si può dire che gli organizzatori non ci abbiano messo l'anima: per quanto ci riguarda, ed in rapporto alla quota d'iscrizione che probabilmente è la più modesta d'Italia, sono notevoli le premure ricevute per iscrizione e soprattutto alloggio; impeccabili anche le strutture di partenza e arrivo, la punzonatura, i ristori, e infine la rapida spedizione a domicilio delle classifiche (senza, però, né diploma né medaglia). Meno encomiabile risulta invece il percorso, che, se si prescinde dal passaggio iniziale per il centro di Gorizia (ma non in vista dei monumenti più celebrati), dal panorama delle montagne di confine (per quanto permesso dalla pioggia, la "ploja tai cunfins" di Pasolini) e dalla compagnia dell'Isonzo, si è dipanato lungo strade poco o punto chiuse al traffico, attraverso periferie urbane (Lucinico, San Lorenzo, Cormons, Farra, e di nuovo Gorizia nell'ultimo tratto), nemmeno vivacizzate dall'interesse del pubblico. Comunque, il numero dei partecipanti è quasi raddoppiato rispetto alla prima edizione: dei 136 iscritti, ne sono partiti 124 e arrivati 103 (di cui 7 donne), più 7 disabili. Piuttosto modesti i tempi, anche in relazione al percorso ondulato e che proponeva le salite più dure nel finale, e nonostante l'esito della gara sia stato incerto sino al termine, come provano gli esigui distacchi tra i primi due, sia uomini sia donne: Asim Kaljak (Trieste), 2:42.42 e Antonio Margiotta (Udine) 2:42.54; Marzia Biasi (Monfalcone), 3:29.22 e Flavia Facchini (Staranzano), 3:29.35. In proporzione, è andata meglio all'ultimo arrivato, il leggendario settantaquattrenne Giuseppe Togni da Lumezzane, che con 4:40.20 ha chiuso quella che potrebbe essere (secondo conteggi però non garantiti nemmeno dall'interessato) la sua quattrocentotrentesima maratona, e si è affrettato, ancora infreddolito e bagnato nella sua tenuta sportiva, a consumare il suo "pasta party" post-gara, prima che i maccheroni finissero. Ma il più felice di tutti era Simone Lamacchi, ventottenne bancario veronese, che ha largamente ritoccato il suo limite terminando in 3:21.19. Successo numerico maggiore ha arriso alla maratona a staffetta, cui hanno partecipato 77 squadre di quattro elementi l'uno: qui hanno prevalso in entrambe le categorie gli atleti locali della Crisport di Gorizia (2:21.21 i maschi, 2:55.53 le femmine). Piuttosto criticabile è apparso l'obbligo, per gli staffettisti che dovevano dare il cambio ai compagni, di seguire la gara in auto, il che ha portato a ingorghi lungo strade strette e fastidi per chi correva. Non è mancato un brivido, con una scena simile (in peggio) a quella celebre di Dorando Pietri: un concorrente stramazzato a terra privo di sensi, e prontamente trasportato con l'ambulanza in ospedale.


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