Eurasia Marathon, Istanbul (Turchia)
A cura di Alberto Passetti - Bella, bellissima la gara. O quasi. Si svolge si solito a metà ottobre, il clima è simile a quello del centro-sud Italia, forse un po' più piovoso e sicuramente più mutevole da un giorno all'altro e nell'arco della stessa giornata. La partenza è dal ponte sul Bosforo, dalla parte asiatica. Si corre la maratona e la 15 chilometri. Arrivo e partenza sono in comune, i partecipanti al percorso ridotto saltano un pezzo di percorso. Si arriva alla partenza con un efficiente servizio di bus che parte da Sultanahmet (vicino ad Aja Sofia) e da Taksim. Se siete a Sultanahmet è facile trovare i bus grazie alla classica coda multicolore di maratoneti. Non troverete indicazioni di nessun tipo e non sarà facile ricevere informazioni sensate dai locali. La partenza dal ponte può ricordare un po' quella di New York ma certo le dimensioni e l'atmosfera sono ben diverse. Alla maratona in effetti non sembra partecipare tantissima gente, la maggior parte dei concorrenti corre la gara di 15 chilometri. Lo spettacolo che si gode attraversando il ponte sul Bosforo per rientrare nella zona europea della città è senza dubbio suggestivo; la maratona di Istanbul si fregia del titolo di unica gara che si svolge tra due continenti, il che è però poco più di una nota di colore in quanto nella parte asiatica si fanno in realtà pochi metri. Comunque, tecnicamente, si può affermare di aver corso in Asia. Dal punto di vista podistico è un po' seccante il fatto che il ponte sia sì chiuso al traffico automobilistico ma pieno di gente che cammina, ragazzini, famiglie ecc. che impediscono di fatto di tenere una andatura costante. La salita del ponte è comunque dura, da questo punto di vista niente da invidiare al Verrazzano. Superato il ponte, il percorso è abbastanza piatto, con qualche saliscendi, sino al ponte di Galata, sul Corno d'Oro (l'istmo che attraversa la parte europea della città). A questo punto comincia la parte più noiosa della gara, con un lungo avanti e indietro lungo il Corno d'Oro e poi un altro lungo via Kennedy, il lunghissimo vialone che costeggia il mare. Teoricamente è un buon percorso, piatto, aperto, il problema è che si aprono davanti strisce di asfalto interminabiili, in un contesto silenzioso e semideserto, i corridori sono relativamente pochi e si corre senza punti di riferimento se non i commenti sarcastici dei (pochi) spettatori turchi (talvolta succede che qualche concorrente femminile venga fatta oggetto di osservazioni poco eleganti) e gli isolati incoraggiamenti di qualche turista. L'impressione generale è che la maratona sia un elemento del tutto estraneo alla città. I ristori sono regolari e ben forniti (acqua, zucchero e mele), niente di particolare ma quello che ci vuole. Bagni chimici: qualcuno alla partenza (ma comunque i cespugli ai lati del ponte sono piuttosto accoglienti), durante la gara pochissimi, nessuno in zona traguardo. L'arrivo è più stimolante, nel parco all'Ippodromo ci sono un po' di spettatori, ma è in salita, due/tre chilometri di sofferenza che rappresenta il tributo da pagare per un arrivo praticamente dietro Aja Sofia, comodissimo per rientrare in albergo. Lo speaker legge tutti i nomi e la nazionalità degli arrivati, nel complesso c'è un clima familiare che ricorda gli arrivi delle gare di provincia. Insomma, tutto sommato una buona maratona in una bella città, ma già dopo qualche giorno il ricordo sbiadisce.