Il professor Alpied Einscarpein in questa nuova avventura, la settima della serie, accetta la sfida dell'attualità, sembra strano dire ciò, visto che la civiltà Maya si stende nel tempo per 4659 anni, giorno più giorno meno. In effetti però non ci sono libri su questo popolo che accennino alla loro profezia sulla fine del mondo stabilita per il 21 dicembre 2012. L'evento atteso è semplicemente collegato alla fine di uno dei cicli del loro calendario (b'ak'tun) e qualche buontempone contemporaneo, in solitudine o in gruppo non si sa, pensò di trasformare un dato storico in un'escatologia di bruciante modernità. Il disegnatore di satira Pillinini ha interpretato il clima sull'argomento in oggetto con una vignetta molto divertente. L'attualità è Corrado, costretto ad affrontare disinformazioni di tutti i tipi, da cui si salva con la scienza del suo amico professore e l'istinto del suo cane Bobi. Ed ecco che i tre salpano o meglio planano, insomma partono. E subito l'impatto con le gigantesche piramidi. Qualcuno ha detto che le piramidi egizie e precolombiane sarebbero costruzioni periferiche del continente perduto Atlantide, ma questa è un'altra storia. Il contatto con una realtà nuova suggerisce al nostro trio l'uso di una precauzione bizzarra per non seminare bacilli che, a quanto dicono gli ultimi studi sui popoli precolombiani, sono stati la prima causa del loro sterminio, più delle armi e della voracità dei Conquistadores. In questa avventura prevale si direbbe l'aspetto filosofico su quello storico. La fine del mondo, come concetto, è troppo coinvolgente. L'inizio e la fine di ogni cosa, meglio sarebbe dire l'inizio e la fine di ogni corsa, comportano domande esistenziali alle quali questa avventura della conoscenza risponde in modo podisticamente umoristico. Un esempio è quello dell'episodio che ci dimostra l'inutilità del misurare il tempo con orologi, visto che l'ora esatta esiste al di là del nostro riconoscerla.
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