Il sogno nel cassetto
Tra i sogni nel cassetto di noi marciatori c'è quasi sempre la maratona di New York e, per alcuni di noi, questo sogno sta per avverarsi. Giovedì: sono le 9 del mattino ed ecco che arriviamo un po' alla spicciolata all'aeroporto; i nostri volti rivelano tensione, contentezza, speranza, apprensione, sentimenti contrastanti, ma del tutto normali, umani in circostanze del genere. Dopo aver consegnato i bagagli ci resta un po' di tempo prima dell'imbarco ed ognuno di noi lo impiega secondo le proprie esigenze: chi compra i giornali, chi le tessere telefoniche, chi s'impegna distrattamente con "La Settimana Enigmistica", chi s'intrattiene a parlar con gli amici.
Sull'aereo che ci porterà a New York ognuno occupa il proprio posto e via in alto nel cielo; la navigazione è tranquilla ed il personale a bordo cerca di distrarci distribuendo giornali, offrendoci bibite e spuntini vari. Ma le ore di volo sono tante e solo alle 17,45 ora locale, un meraviglioso tramonto ci accoglie, la palla infuocata del sole sta immergendosi nella baia. Dopo aver espletato le operazioni di sbarco, all'uscita dell'aeroporto Kennedy ci attende il pullman con la guida che ci accompagnerà all'hotel. Sono ormai calate le ombre della sera e la città della Grande Mela si mostra ai nostri occhi in tutto il suo sfavillìo multicolore di luci e d'insegne luminose dalle grandi dimensioni. Durante il trasferimento in albergo ognuno di noi tace, forse un po' commosso e guarda fuori mentre ascolta la guida che racconta molte cose interessanti sulla vita quotidiana dei newyorkesi. All'improvviso ci siamo trovati in una realtà completamente diversa dalla nostra tant'è vero che quasi ci dimentichiamo della "avventura" per la quale abbiamo affrontato il viaggio.
Dopo l'assegnazione delle camere depositiamo i bagagli e, accettato il consiglio della guida, abbastanza euforici usciamo per un primo approccio con la megalopoli. Il giorno seguente effettuiamo il tour di Manhattan, il cuore di New York: attraversato Columbus Circle, percorriamo un tratto di Broadway per ammirare il Lincoln Center; costeggiamo poi il lato ovest di Central Park per ammirare da una parte la varietà arborea del parco e dall'altra gli edifici della Historical Society e del museo di storia naturale. Attraversato il parco imbocchiamo la Quinta Avenue e passiamo in rapida rassegna, tra gli altri edifici, il museo Guggenheim, la Frick Collection e due dei più lussuosi alberghi di New York: l'Hotel Pierre ed il Plaza. Proseguendo verso sud ammiriamo la neogotica cattedrale cattolica di Saint Patrick e, nelle vicinanze, il "fiorito" ed animato Rockefeller Center; ancor più a sud troviamo i pittoreschi ed vivaci centri di Little Italy e Chinatown, per giungere poi nel cuore della finanza mondiale, Wall Street, con le sue banche ed anche il suo folkloristico portafortuna, l'enorme e lucente toro. Infine una boccata d'aria di mare: Battery Park con la veduta di Liberty Island ed Ellis Island a sud. Risaliamo poi per la West Street, lungo il fiume Hudson dalle vecchie banchine abbandonate, al Pier 94 ci attende un brusco richiamo al nostro impegno podistico: il Marathon Expo: è qui che ci rechiamo a ritirare i pettorali ed è qui che veniamo a diretto contatto con tanta umanità, varia e diversa, sia per lingua che per caratteristiche somatiche; ed è qui che comprendiamo ancor di più come New York, col tempo, sia riuscita ad accogliere etnie e culture diverse avvicinandole e rispettandone al contempo le caratteristiche con grande senso della libertà. Anche noi assaporiamo e respiriamo quest'aria e tuttavia, forse talvolta un po' intimoriti, ci rincuoriamo ogni volta che c'incontriamo tra di noi (siamo riconoscibili dai giacconi) quasi a schermarci per tornare alle nostre dimensioni.
Il sabato ci attende la marcia dell'amicizia ("Friendship Run") con partenza dal palazzo dell'Onu ed arrivo al Central Park. È una grande emozione quella che si prova davanti allo sventolio di tante bandiere ed una emozione ancor più grande trovarsi tra migliaia di persone accomunate da una unica passione: correre insieme in amicizia. È il grande miracolo dello Sport, ed è un primo assaggio di quello che la maratona ci farà provare. Nel pomeriggio appuntamento per tutti al Park Central Hotel per la conferenza pre-gara con gli esperti, con consigli utili ai maratoneti circa l'alimentazione, l'abbigliamento ed il comportamento in gara; poi, verso sera, tutti al festoso pasta party.
Siamo ormai a domenica. Alle 7,15 saliamo sul pullman per recarci al luogo di partenza della maratona. Il termometro è sceso di qualche grado ed il vento, specie nelle zone più aperte, è forte e gelido. La nostra squadra, composta da quindici podisti, in effetti è un po' sparpagliata, perché non tutti partiamo dalla stessa zona: chi parte dal settore blu, che da quello rosso, altri da quello verde. Arrivati nell'area della partenza, depositiamo i bagagli sui pullman corrispondenti al nostro colore ed alle prime lettere dei nostri cognomi per entrare poi nelle "gabbie" assegnateci in attesa della partenza: sono soltanto le 8,10 e dovremo aspettare fino alle 10,45. Per molti quest'attesa è deleteria perché logorante e poi fa molto freddo ed i muscoli potrebbero risentirne. Cerchiamo comunque di ingannare il tempo come meglio possiamo, scambiando magari due parole con i nostri occasionali vicini, non importa che lingua essi parlino; è meraviglioso perché riusciamo a comunicare con tutti: questo è ancora un miracolo dello Sport. Tra un sorso d'acqua e l'altro e scambiando due parole, il tempo per fortuna passa ed ecco che siamo lentamente incanalati verso la partenza. La calca è indescrivibile ed interminabile; provo ad immaginarmela dall'alto quella numerosissima variopinta massa umana, scalpitante, inquieta, protesa verso la meta, e sono momenti di grande tensione e commozione. I palloncini multicolori danno l'idea della festa mentre gli elicotteri volano sopra le nostre teste e la grande gru della televisione ci fa capire che si avvicina il grande momento.
Due colpi di cannone, ecco il via, ma ci muoviamo lentamente, tanto siamo stipati. Sul ponte il vento è forte e affrontiamo la prima salita; fa freddo ma il cuore è caldo. Dopo l'attraversamento del ponte abbiamo subito un'idea di quello che è il calore umano, l'entusiasmo, la festa, il coinvolgimento dei newyorkesi che non ci abbandoneranno più neppure per un metro: "Go! Go! Go!". Dal ponte Da Verrazzano al Central Park due ali di folla festante con suoni, con canti, bibite e caramelle, urla d'incoraggiamento ci accompagneranno senza sosta per quarantadue chilometri e centonovantacinque metri; sarà uno sventolio di bandiere di ogni paese e un urlìo incoraggiante in molte lingue. E quanti tricolori! Però attenzione: la bandiera italiana e quella messicana sono simili e qualche volta siamo stati tratti in inganno. Però, se questo è servito a darci la carica... viva il Messico e viva l'Italia! Del resto lo sport non crea barriere e non ha frontiere.
Partiti da Staten Island ed attraversato il ponte Da Verrazzano, si percorre la zona costiera di Brooklyn, si prosegue a nord per inoltrarci nel Queens dove, attraversato il Queensboro Bridge sull'East River, si entra in Manhattan. Proseguendo a nord si tocca il Bronx per piegare poi a sud in direzione del Central Park di cui percorriamo il lato orientale e poi il più breve tratto meridionale per risalire a nord verso il traguardo. Tutti i partenti del nostro gruppo hanno concluso positivamente la gara; quindi complimenti a tutti ed un ringraziamento particolare ai nostri accompagnatori per l'impegno e per l'opera di collegamento tra tutti noi. Finisce qui la nostra avventura; di New York ricorderemo non solo i grattacieli, la Statua della Libertà e l'ampia baia, ma anche il calore umano e l'aria di apertura e libertà che vi si respira.