Cronaca da New York City
Nonostante qualche giustificato timore, lo stato d'animo è stato sempre molto positivo e l'allegria ha gradualmente preso il sopravvento. Siamo partiti da Milano Malpensa e siamo arrivati a New York nello stesso pomeriggio. Tutto è filato liscio come l'olio. In mezz'ora circa eravamo sul bus che ci portava all'hotel.
I primi due giorni sono stati principalmente dedicati al turismo (esclusa una mattina in cui abbiamo fatto una leggera sgambata di rifinitura in Central Park insieme al due volte vincitore della maratona Orlando Pizzolato); abbiamo visitato i quartieri di Chinatown, Little Italy, Brooklyn con il suo famoso ponte, poi la statua della Libertà, l'Empire State Building. A dire il vero in questi due giorni ci siamo un po' stancati ma il tempo a disposizione non era molto e comunque avevamo programmato di riposarci il terzo giorno, vigilia della gara. E così l'appunto è stato. Abbiamo scattato le foto di rito in divisa ufficiale da gara presso la zona di arrivo in Central Park dove tra l'altro abbiamo fortuitamente incontrato il noto attore John Travolta che gentilmente ha posato con noi per la classica foto ricordo. La sera a letto presto.
La mattina dopo è stato il grande giorno. Non potevamo quasi crederci, stavamo partecipando alla maratona più prestigiosa del mondo, il sogno di ogni podista. Sveglia prestissimo alle 4,45, controlli molto accurati ed alle 7,30 eravamo in zona partenza, prevista per le ore 10,50. La giornata è stata ideale con sole e temperatura primaverili. Nell'attesa di partire abbiamo visto molto da vicino l'arrivo del sindaco, atteso per dare il colpo di cannone iniziale.
La partenza è stato un altro momento emozionante coinciso con l'inno americano e le lacrime di commozione di una moltitudine di atleti non solo statunitensi. Abbiamo preso il via accompagnati dalle note della canzone "New York, New York" di Frank Sinatra e abbiamo percorso velocemente il ponte di Verrazzano.
La gente è stata meravigliosa, ha incitato continuamente tutti i trentamila partecipanti. È stato come ci avevano raccontato. Meno male, perché il percorso si è rivelato più duro di una maratona usuale, ovvero con alcuni saliscendi "spaccagambe", vedi il Queensboro, ponte di circa due chilometri tutto in salita che collega il Queens a Manatthan e che si affronta dopo circa ventiquattro chilometri di gara. È stata una grande esperienza, anche se non siamo riusciti a correre sui nostri livelli migliori, a causa di percorso con salite impegnative, fuso orario, alimentazione a New York non idonea, levataccia al mattina. Nonostante ciò, siamo riusciti a concludere la gara; questa è stata la nostra vittoria.