Gruppo di amatori sulla laguna
Negli anni ottanta, i maratoneti italiani si sono imposti nelle principali maratone internazionali: New York, Giochi Olimpici di Seul, Honolulu, Boston, Roma. Queste affermazioni, insieme al diffondersi della corsa come fenomeno sociale, sono state uno stimolo importante per tutto il movimento.
Il vento della maratona è arrivato pure ad Alfonsine, dove un gruppo di podisti locali si sono lasciati prendere dalla febbre del soldato Filippide ed hanno iniziato a sognare, a fantasticare, poi... hanno messo le scarpe ai piedi ed hanno incominciato a macinare chilometri su chilometri, in vista del grande giorno. Per l'esordio di gruppo, la scelta è andata alla maratona più internazionale d'Italia: "Venicemarathon".
La vigilia di una maratona, per un atleta professionista, generalmente rispecchia i canoni consueti, mentre per un gruppo di amatori spesso si colora di qualche avvenimento insolito. Così, dopo l'"ultima cena" e nell'attesa del tempo che sembra non scorrere mai, andiamo a fare due passi al Luna Park. Qui ci ritroviamo, per un motivo o per l'altro, sul Tagada, una ruota infernale, passione di tutti i ragazzi, che gira velocissima mandando terribile scosse dell'ultimo grado della scala Mercalli!
Assaporato il brivido, rientriamo all'Hotel Paradiso, dove ognuno di noi si dedica ai preparativi e ai rituali: esercizi di stretching, scelta dell'abbigliamento, preparazione di una energica colazione ricca di carboidrati semplici e complessi. Mentre siamo immersi nei nostri riti, la tv ci informa che per il giorno dopo è previsto il fenomeno dell'acqua alta, per l'occasione anche i sommozzatori rimarranno all'erta! Sarà il caso di portarsi il salvagente?
Dopo una nottata di pioggia scrosciante, al risveglio siamo piacevolmente sorpresi dal cielo, azzurro e da un bel sole mattutino. Chissà, invece del maltempo, avremo una giornata calda e umida?
Niente paura, siamo pronti a tutto, il Tagada ci ha dato la carica!
Ben presto la zona della partenza si riempie di maratoneti che provengono da ogni parte d'Italia e da molti paesi stranieri. C'è aria di festa.
Lo speaker presenta gli atleti in lizza per il successo finale: Pizzolato al rientro, Gozzano alla ricerca di una prestazione per le Olimpiadi di Barcellona, il tanzaniano Alfredo Sahanga vincitore di Vienna e Berlino ma dal rendimento incostante, Osmiro Silva accreditato del miglior crono 2:09.55 e gli outsider: dal messicano Lopez a Gelli, Calvaresi all'esordio, Terzer e la Bizioli favorita tra le donne.
Sulla motocicletta che accompagna il gruppo di testa c'è una vecchia conoscenza: Massimo Magnani, che fornirà i distacchi degli inseguitori con la precisione che gli è solita. La maratona è preceduta da una carovana di auto d'epoca, che rende la gara ancora più affascinante.
Con un quarto d'ora di ritardo si parte. Esigenze televisive, sponsor o qualche big che stenta ad arrivare? Rimane un mistero.
Nella prima parte del percorso si costeggia la riviera del Brenta, il panorama è suggestivo, intravedo le ville venete di Stra, Fosso, Dolo e Mira. Ai lati della strada la gente sorride e applaude, c'è un'atmosfera di allegria ed io mi sento fresco di energie.
Poi i chilometri trascorrono e la fatica comincia a farsi sentire. Fa caldo, i ristori e gli spugnaggi sono presi d'assalto per dissetarsi e rinfrescarsi.
L'attraversamento di Mestre, col folto pubblico vociante e incitante mi ricarica di entusiasmo, prima di affrontare il ponte della Libertà, oggi ponte della Sofferenza, cinque chilometri dal 34° al 39°, nel punto più difficile della maratona senza il sostegno degli spettatori.
Il cielo è limpido, Venezia mi appare vicina e lontana, mi sembra di guardare una cartolina e di non riuscire mai a raggiungere l'immagine che ho di fronte. Solo un gruppo di tifosi norvegesi, con le loro inseparabili bandierine, rompono il silenzio che ci accompagna. Urlano parole incomprensibili, ma non ha importanza, questo mi fa ritrovare nuove energie e Venezia mi sembra più vicina! Il cavalcavia ci immette in uno scenario che tutto il mondo ci invidia. Nelle calle, il pubblico si stringe attorno ai maratoneti. E l'acqua alta? Solo qualche pozzanghera. Peccato, un arrivo a nuoto sarebbe stato indimenticabile!
Negli ultimi due chilometri ci sono una decina di ripidi ponti, ricoperti di elastici assi antiscivolo, paradossalmente anche le mie gambe dure riprendono forza. Attraverso il ponte di barche sul Canal Grande, tutto sembra un incanto. Mi giro un attimo per guardare piazza San Marco e il Palazzo Ducale, ma non ho tempo di soffermarmi.
"Gatorade Venicemarathon" grida lo speaker, un ultimo ponte, un allungo e anche questa è fatta! Il cronometro digitale segna 2:45.45. Non male considerando il caldo e i pochi allenamenti dell'ultimo mese.
E gli amici di cordata? Piercarlo ha concluso in 3:03, ha diminuito le notti in discoteca e si è migliorato di mezz'ora! Mauro, che morde la fatica come fosse una mela, ha impiegato 3:08; Gianni, che è passato dal biliardo alla maratona, ha corso in 3:28; Glauco, all'esordio sulla distanza, purtroppo si è ritirato al trentaduesimo chilometro, per un improvviso malessere. Daniele non ha partecipato alla maratona per le conseguenze di un infortunio sul lavoro, ma ha voluto, lo stesso, prendere parte alla trasferta e ci è stato vicino lungo il percorso.
Forse un po' di inesperienza e un po' di sfortuna non ha consentito a tutti di raggiungere il traguardo nel modo desiderato, ma a Venezia ci siamo voluti essere tutti. La maratona ci aveva unito, la maratona non poteva dividerci.