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Scrivi un po' più basso perché così sciupi troppa carta

"Scrivi un po' più basso perché così sciupi troppa carta", di Giors Oneto, Collana Centopelli n. 2, Neri Editore, Firenze 1993, 72 pagine, Prezzo 4,50 Euro

Con questa seconda opera il lettore fa un salto indietro nel tempo fino agli anni 1943-45: "Erano momenti difficili quelli. Con la guerra civile che si stava avviando all'epilogo in maniera sempre più drammatica, i problemi della gente crescevano di giorno in giorno. Mancava tutto e quel poco che c'era andava economizzato. Anche la carta, come giustamente annotò quella volta la maestra Comoli, in punta di pennino, su un mio disegno. 'Scrivi un po' più basso perché così sciupi troppa carta', una frase tanto semplice quanto efficace per evidenziare la situazione particolarmente difficile. La mancanza di quaderni e di album da disegno era cosa da poco rispetto alle difficoltà per procurarsi il cibo, i vestiti ed il riscaldamento. La situazione era particolarmente tragica nelle città, mentre per fortuna nelle campagne le cose andavano un tantino meglio. Non si navigava nell'abbondanza, è vero, ma non si moriva nemmeno di fame. Scarseggiavano lo zucchero, l'olio, il sale, la frutta esotica, il caffè e gli agrumi. Il pane non era sempre di qualità eccelsa. La farina di grano veniva mischiata con quella di segale, miglio, meliga ed addirittura di riso. Molti avevano delle scorte da prima della guerra tenute ben nascoste. Ricordo che occultato sotto la catasta di legna della stalla noi tenevamo un tino con dentro liquori, qualche lattina d'olio, miele, marmellata, una olla colma di zucchero e candele steariche per le grandi occasioni. E non eravamo i soli. Mio padre lavorava nell'industria bellica e come militarizzato aveva qualche beneficio in più rispetto agli altri. Di tanto in tanto riuscivamo ad avere un tantino di cioccolato, margarina ed una cosa che allora sembrava straordinaria: la saccarina! Un surrogato dello zucchero che addolciva assai poco. Una volta portò a casa dei disgustosi ippocampi in salamoia! Grande era la gioia quando riuscivamo ad avere le carrube, un cibo da somari assurto grazie alla guerra al rango di frutta esotica". Un ricordo lungo cinquanta anni ovvero la storia vista con gli occhi di un bambino, riscritta in maniera simpatica e scorrevole.

Indice del volume

Introduzione; Ugo l'ebreo; Di quando il prevosto caricò di botte Garibaldi; Borriana, il nostro paese; Il giorno delle sette merende; La funzione educativa del poulentin; Noi e la scuola; Come dei merli; Giorgio borgio councourorgio; A l'ha dicc da salutevi tucc; La fine della guerra; Di come finì la carriera politica di mio padre e del Norbert; Arrivano gli americani; La nostra maestra; Di come i capelli rossi salvarono la vita a mia madre; La Festa di San Giovanni; Il pellegrinaggio al Santuario d'Oropa; Con l'arrivo dell'estate; La prima Comunione; Austero e burbero; La stagione balneare al "Lido" di Borriana; Il giovedì in città; L'estate del 1944; Eva e succri quand a fà propri caud; Le belle vacanze; A t'lé dal müson pist?; Il peggio deve ancora venire; I Pisani di Pontedera; La trebbiatura del grano; Nella casa era piombato un pesante silenzio; La scoperta del sesso; Gli sbandati dalla Valle d'Aosta; La festa patronale di San Sulpizio; Una guerra senza valori; Arrivano i partigiani; Tenevamo un bel porcello; Il pela-foij; Bernardo, il fabbro del paese; La radio era un oggetto di gran lusso; In paese i cavalli erano pochi; Il granturco si coglieva a mano; Quello straordinario Natale del '45.



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